Moira Lena Tassi, pittrice e attrice nata in Svizzera, ma cresciuta a Città di Castello, in Umbria, ha manifestato le sue innate doti artistiche fin dalla giovane età. Pur avendo frequentato il liceo classico e ottenuto una laurea in Lingue e Letterature Straniere, la sua passione per la pittura non ha mai vacillato.
Attualmente residente e attiva a Bologna, Moira Lena Tassi prosegue la sua intensa attività artistica, caratterizzata da produzioni, performance e organizzazione di eventi in varie località italiane. Inizialmente autodidatta, ha successivamente approfondito le tecniche pittoriche, reinterpretando le opere dei grandi maestri del Rinascimento e dell’antichità con un tocco personale.
La sua sperimentazione abbraccia forme artistiche diverse, inclusa l’arte astratta contemporanea, ma il suo focus rimane sulla figura umana e sul ritratto. La sua creatività è guidata da un amore e una sensibilità per la Bellezza che vanno oltre l’estetica, cercando una sublimazione della materia, soprattutto nei ritratti femminili. Particolarmente sensibile alle problematiche sociali e ambientali, Moira Lena Tassi utilizza materiali di riuso carichi di emotività legata a momenti significativi della vita, sua e degli altri. Le sue installazioni e costumi scenici completano le performance, arricchendo la sua presenza artistica.
Ha esposto in numerose mostre in Italia e in Germania, organizzando eventi benefici per la Fondazione IEO di Milano a sostegno della ricerca sul cancro. Alcune sue opere sono permanentemente esposte presso il charity shop Cuore a Cuore dell’ANT e importanti istituti e musei.
Tra le sue opere più recenti, emergono “Beatrice No violence” e “Maddalena con le scarpe rosse” esposte negli spazi di ArteBo a Bologna durante l’inaugurazione della mostra Voci Silenziose. Moira Lena Tassi ha anche interpretato i monologhi legati alla storia di Beatrice Cenci e Artemisia Gentileschi, vittime di violenza nel 1500 e nel 1600, in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Inoltre, giovedì 30 novembre ha interpretato il racconto autobiografico di Franca Rame, vittima di stupro nel 1973.
K: Buonasera Moira, piacere di sentirti. Allora sei nata a Losanna in Svizzera ma sei cresciuta a Città di Castello. Come ti hanno influenzato questi due ambienti sulla tua arte?
M: Certo, il proprio vissuto è importante. Il fatto che abbia vissuto i primi 13 anni di vita a Losanna chiaramente ha influito nel mio percorso artistico, perché nelle mie opere c’è sempre qualcosa di autobiografico a parte gli autoritratti, in cui si vede in modo molto evidente. Diciamo le mie esperienze di vita come donna e poi questa passione per l’arte l’ho avuta fin da piccola e negli ultimi anni, la mia attività artistica si è intensificata notevolmente. Infatti, ho preso a parte a mostre e ho realizzato performance in varie parti d’Italia, tra cui all’Isola d’Elba, Umbertide, Castiglion Fiorentino, Sangiustino Sansepolcro, Città di Castello, Bologna, a Roma e molte altre ancora.
K: Abbiamo notato che sei molto sensibile anche alle tematiche sociali e ambientali. Come realizzi le tue opere e quali messaggi vorresti comunicare?
M: Sono particolarmente legata ad un evento da titolo “Kintsugi quando l’Arte ricostruisce”, che ha coinvolto diversi artisti cantanti, musicisti, ballerini, attori e il noto attore Giordano Petri venuto appositamente da Roma. E’ stato evento unico ed intenso che coinvolge numerosi artisti tutti legati al territorio dell’Alta Valle del Tevere, ideato da me di unire le diverse forme d’arte come la danza, la musica, la recitazione e la pittura e creare un evento che fosse non solo un’occasione di intrattenimento, ma anche un modo per raccogliere fondi in sostegno ai terremotati della frazione di Pierantonio. A questa particolare rassegna, mi sono ispirata alla filosofia del kintsugi, che significa l’arte di riparare la ceramica con l’oro ed è anche una filosofia di vita, ovvero quello di esaltare le proprie imperfezioni perché ci rendono belli e originali. Quindi, con questa filosofia noi artisti abbiamo dato una mano ai terremotati per raccogliere denaro per aiutarli e ci siamo esibiti ognuno con la propria arte. Io ho realizzato il “kintsugi” emotivo, in cui all’ultimo il pubblico ha scoperto un quadro sul quale avevo realizzato uno scorcio di Pierantonio e uno scorcio di Umbertide, sul quale ho disegnato delle linee spezzate nere sulle quali gli artisti con un pennarello oro sono andati a ricoprirle. Quindi, come se fossero andati a riparare queste crepe e ognuno di loro ha lasciato una traccia su quest’opera, che poi è stata donata al comune di Umbertide ed esposta al museo di Santa Croce. Insomma, ho sempre realizzato queste opere per dare un messaggio di fratellanza e anche di riflessione sulle problematiche sociali.
K: Comunque hai coinvolto anche il pubblico a lasciare una traccia su Beatrice No violence. Quanto ti piace coinvolgere lo spettatore?
M: E’ qualcosa che fa parte di me e mi piace utilizzare l’arte nelle sue molteplici forme espressive, perché il mio intento è quello di colpire la sensibilità delle persone il più possibile. Se colpisce le persone attraverso tutti i nostri cinque sensi, sicuramente l’effetto è maggiore.
K: Come scegli i personaggi da ritrarre e in che modo riesci a catturare l’essenza dei loro volti?
M: Spesso mi ispiro ad artisti del passato e quindi ai grandi maestri del rinascimento e del barocco, perché noi dalla storia dobbiamo imparare molto. Non abbiamo imparato molto, perché la storia si ripete e poi ho una formazione umanistica e studiando ad esempio le tragedie greche ci si rende conto che l’uomo rifà sempre gli stessi errori. I sentimenti di allora che venivano messi in evidenza nelle tragedie greche sono gli stessi che usiamo oggi come gli stessi atteggiamenti da parte dell’uomo e della donna. Chiaramente, mi piace ispirarmi a personaggi storici che hanno fatto la storia dell’arte e dell’umanità e soprattutto personaggi femminili. Sono una ritrattista e amo descrivere e raccontare il volto umano, catturare l’animo delle persone attraverso gli occhi, che sono quelli che maggiormente colpiscono lo spettatore. La mia ricerca è volta all’umanità, perché secondo me è qualcosa che abbiamo perso e che dobbiamo ritrovare. Infine, voglio emozionare attraverso l’arte e la vita stessa è fatta di emozioni.
K: Parlando di performance, secondo te qual è stata quella più che ha emozionato?
M: La mia performance più emozionante, l’ho fatta al Open Air Museum Italo Bolano uno dei pochi musei all’aperto in Italia e si trova a Portoferraio ad un evento intitolato “Le donne, il mare, l’approdo”. Era un 14 agosto e ho realizzato una performance sulle donne migranti per la quale ho scritto anche un racconto e ho indossato un mio abito ispirato al mare. Sono stata accompagnata al piano da Natalia Batenova, una bravissima musicista migrante originaria di Lutsk in Ucraina ed era fuggita dalla sua città sotto bombardamento, perché voleva mettere in salvo il suo bambino in grembo, quindi, si è rifugiata all’Isola d’Elba a Portoferraio. Ho avuto la fortuna di conoscerla e lei ha accettato di accompagnarmi con grande entusiasmo. Durante la performance ho letto “Vera Prigione”, poesia dell’attivista nigeriano Ken Saro Wiwa e un mio racconto sulle donne migranti, che ha emozionato tantissimo perché mi sono messa nei panni di una donna nigeriana che fugge dal Niger. Ho voluto raccontare il viaggio della speranza di una giovane donna nigeriana, che percorre nel pericolo e quasi sempre nell’anonimato e mi sono calata tanto bene nella parte, che le persone presenti si sono messe a piangere.
K: Riguardo la società di oggi come la vedi dal punto di vista artistico sul tema della violenza?
M: Direi che siamo tutti molto influenzati dai social e sopratutto ancora oggi c’è molta ignoranza. Inoltre, stiamo perdendo il senso di umanità senza pensare che siamo tutti fratelli che viviamo sullo stesso pianeta Terra.
K: Dato che fai spesso performance di personaggi femminili storici, c’è qualcuno che ti rappresenta di più o che si avvicina di più?
M: Penso che ogni essere umano è unico di per se. Ogni donna è diversa dall’altra ed è bello perché se fossimo tutti uguali sarebbe una noia. Quindi, non vedo me stessa in un’altra donna, semmai ho delle caratteristiche comuni con una donna o con un’altra. Siamo tutti esseri umani e abbiamo delle esperienze di vita simili per qualche aspetto, ma non saranno mai uguali. Magari, posso rivedermi in alcuni aspetti di qualche personaggio ma non ce n’è uno in particolare. E’ importante essere autentici perché oggi viene a mancare. L’autenticità è un grande valore e la diversità è un arricchimento, non una perdita. Anche riguardo i vestiti che creo, indosso quello che rappresento e quello che sono e non per rendermi somigliante ad un’altra persona. Ho tante sfaccettature ma sono sempre me stessa, autentica. Bisogna essere l’influencer di se stessi.
K: Raccontaci i tuoi prossimi progetti artistici o partecipazioni a mostre.
M: Allora, ho diversi progetti ma è tutto in divenire, perché preferisco non dirli per scaramanzia. Comunque, potete aggiornarvi sulla mia pagina social su Facebook Moira Lena Tassi.
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