Andrea Pennywise è bookblogger e grande appassionato di letteratura sudamericana. Nel 2012 apre il suo canale Youtube e successivamente un blog. La sua esperienza, mista alla voglia di raccontare e confrontarsi con i lettori lo ha portato oggi a fare della sua passione per i libri una appassionante professione.Il suo futuro? Certamente sfogliando le pagine di un saggio o di un romanzo.
D: Quando nasce la tua attività di Book Blogger?
R: Nel 2012, ormai dieci anni fa. Avevo poco meno di vent’anni ed era il momento della lettura vorace, della voglia irrefrenabile dei libri più disparati. Nel mio percorso entusiasta c’era solo un problema: non avere qualcuno con cui discutere e parlare di quelle letture. Così ho aperto prima un canale Youtube e poi un blog. Questo mi ha permesso di entrare in contatto con tantissime lettrici e lettori che mi hanno reso il lettore che sono oggi. Nel mezzo, in questo lungo lasso di tempo, non ho fatto nient’altro che raccontare il mio “essere lettore”. Con più o meno costanza cerco ancora oggi di adattarmi ai vari cambiamenti comunicativi e di raccontare un incontro letterario o un’esperienza di lettura, coltivando il dialogo con quelle persone con le quali ho stabilito un rapporto di rispettiva fiducia. Nel grandissimo panorama editoriale dove può andare Don Chisciotte senza il fido Sancho? Il Bookblogger è proprio colui che riconosce i suoi simili, i lettori, e ha la fortuna di costruire con un bizzarro e personale racconto collettivo.
D: Che momento vive attualmente l’editoria italiana e internazionale ?
R: L’editoria arriva dagli anni della pandemia e sta attraversando il tempo dei rincari dovuti alla difficile situazione che stiamo attraversando. I prezzi dei libri non fanno fatica ad alzarsi, non quando le materie prime aumentano il loro costo. Ma non è solo una banale questione di carta ed elettricità, si tratta anche di una flessione del mercato, di lettori che oggi per questioni economiche globali comprano anche meno libri. Se durante il lock-down abbiamo avuto l’impressione di un aumento delle vendite, molte realtà hanno dovuto fare i conti con un quantitativo di rese spaventose. L’editoria è quel posto in cui la proposta oggi rischia di diminuire, o in caso peggiore, rimane invariata a discapito dei compensi e del lavoro di qualsiasi figura (autori, redattori, traduttori, ecc.) che i libri li fa come professione.
D: Nel tuo lavoro si denota una forte propensione per la letteratura latinoamericana. Come ti sei avvicinato a questo filone letterario?
R: Mi sono avvicinato perché ho la fortuna di essere un lettore molto onnivoro e curioso. Il rapporto tra il nostro paese e le proposte latinoamericane è stato sempre florido, già dagli anni ’60. Oggi sono numerosi gli editori che possono permettersi di basare la loro proposta editoriale sulla ricerca delle voci dal sud. Io credo di essermi innamorato con Roberto Bolaño. Ho poi compreso le radici di questa letteratura grazie a Gli Eccentrici, una collana di Edizioni Arcoiris che ancora oggi propone libri di gran qualità. Poi grazie a Edicola Ediciones, a Sur e a gran vía ho avuto la fortuna di conoscere e intervistare molti autori dai loro cataloghi. A quel punto mi sono accorto di quanto una letteratura apparentemente esotica avesse in comune con il nostro tempo, la nostra cultura e la nostra storia. Come la letteratura italiana mi sono trovato davanti a una letteratura intrisa di poesia, di politica e memoria. Ho sentito da subito una grande affinità emotiva, la stessa che oggi mi fa ancora vibrare di fronte a un libro di Mónica Ojeda, Ariel Luppino o Nona Fernández.
D: Oltre al lavoro di bookblogger , quali passioni coltivi?
R: Rispetto le mie passioni rimango sempre ancorato all’arte a 360 gradi. Sicuramente la musica accompagna spesso anche le mie stories su instagram, la vivo come un qualcosa di molto vicino alla lettura, forse perché tocca le stesse corde emotive. Forse perché un libro del cuore è come una canzone che a distanza di anni alberga nella nostra testa raccontando la nostra storia. Non solo concerti, ma anche il gioco. Nascendo come lettore di genere, essendomi formato su pagine e pagine di letteratura dell’orrore e fantasy, non sorprenderà sapere che gran parte del mio tempo la dedico al gioco di carte collezionabili più antico della storia: Magic, The Gathering.
D: In ottica futura stai lavorando a qualche altro progetto?
R: Il mio più grande progetto è quello di riuscire a intensificare il mio racconto online, avendo infatti fatto dei libri una professione, passo le mie giornate a raccontare i libri per la casa editrice o festival letterari per cui lavoro. Questo fa sì che molte energie vengano cannibalizzate e sia necessario un allontanamento social per non rischiare di vivere male o con peso la condivisione. Nel mio progetto c’è più tempo per lavorare al rilancio del mio blog, ci sono più interviste all’orizzonte e più letture. Ma ho un segreto: vivo tutto con molta serenità, sapendo che i numeri sono relativi quando la tua nicchia continua a essere forte e attiva. Quando ho la fortuna di non dover fare contenuti a raffica per non scomparire. Il mio domani sarà sempre nei libri e le grandi storie hanno sempre bisogno del loro tempo, ci piaccia o non ci piaccia.
Sergio Cimmino
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