Questa sera, su Rai Due, alle 21:25, andrà in onda un’opera intitolata “Marta – Il delitto della Sapienza”, una fedele ricostruzione dell’omicidio di Marta Russo, avvenuto nella celebre Università romana il 9 maggio 1997. Come ha spiegato il regista Simone Manetti, non si tratta né di un film né di un documentario, ma di un lavoro che ha come obiettivo quello di parlare di “un atto dolente come la morte per raccontare la vita”.
Pertanto, “Marta – Il delitto della Sapienza” è realizzato tramite il materiale di repertorio Rai, ma anche attraverso dettagli più intimi, tra cui le fotografie e i diari segreti della giovane studentessa 22enne di giurisprudenza, assassinata all’interno della città universitaria dell’Ateneo capitolino.
Fu un proiettile calibro 22 a colpire Marta Russo la mattina del 9 maggio 1997, alle ore 11:42 circa. La giovane stava percorrendo il vialetto all’interno della Città Universitaria, tra le facoltà di Scienze Statistiche, Scienze Politiche e Giurisprudenza, assieme all’amica Jolanda Ricci.
Il proiettile si conficcò nella nuca della 22enne, dietro l’orecchio sinistro, spezzandosi in undici frammenti che causarono danni irreversibili. Marta Russo, subito soccorsa (anche da suo zio, dipendente della Sapienza), venne poi trasportata al Policlinico Umberto I, dove arrivò in coma. La studentessa morì cinque giorni dopo in seguito alla gravissima ferita causata dal colpo. La Sapienza le concesse la laurea alla memoria: inoltre, fu apposta una targa commemorativa e le vennero intitolate alcune aule dell’ateneo.
I responsabili dell’omicidio furono individuati in Giovanni Scattone, assistente universitario di filosofia del diritto, e il suo collega Salvatore Ferraro. Dopo mesi di indagini e anni di processo, che tutta Italia seguì con il fiato sospeso, Scattone venne condannato per via definitiva nel 2003 a cinque anni e quattro mesi per omicidio colposo aggravato; Ferraro fu invece condannato a 4 anni e due mesi per favoreggiamento personale. Entrambi si sono sempre dichiarati innocenti.
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