La rivelazione di Francesco Guccini al Corriere: “Mai stato comunista. Semmai mi sentivo anarcoide”

Ad una settimana dal suo ottantesimo compleanno, il cantautore Francesco Guccini si è raccontato in una lunga intervista rilasciata ad Aldo Cazzullo per il Corriere della Sera.

Una intervista da leggere dall’inizio alla fine, come ogni qualvolta parla Guccini.

Uno degli aspetti che ha più colpito, comunque, è la rivelazione “politica” di Guccini, da sempre emblema della sinistra.

Dopo aver ammesso di votare oggi PD, ha racontato di aver votato – durante la prima repubblica – il Partito Socialista:

“Non sono mai stato comunista. Tutti credono che lo sia; ma non è vero. Anche Igor Taruffi, il consigliere regionale di Liberi e Uguali cui ho dato due volte l’endorsement, era convinto che fossi comunista; quando gli ho rivelato la verità ci è rimasto malissimo. Mi viene da dire, come a quei razzisti che sostengono di avere molti amici di colore, che ho molti amici comunisti. Ma lo stalinismo non poteva piacere a uno come me: libertario, azionista. I miei eroi sono i fratelli Rosselli e Duccio Galimberti, che in realtà si chiamava Tancredi: Tancreduccio. Semmai, lo dico con grande ritegno, mi sentivo anarcoide. Avvertivo il fascino dell’anarchia, dal punto di vista romantico più che reale”.

E se al fascino dell’anarchia è facile collegare La Locomotiva (che però ha dichiarato essere “una suggestione letteraria, non politica”), al comunismo è facile collegare Stagioni – canzone dedicata a Che Guevara.

La cui fascinazione era legata più all’aspetto “ribelle”: “Il ribelle che lascia la Cuba di Castro e il potere per continuare a combattere. In Mozambico, in Bolivia, dove lo ammazzarono. Ma se avessi discusso con il Che, non ci saremmo trovati d’accordo. Tra l’altro è nato il 14 giugno. Come me e come, purtroppo, anche Trump”.


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