Basta una promo per farci fare un salto nel tempo di 25 anni (25 anni!): ecco cos’era Passaparola e cos’eravamo noi a quei tempi.
Ullala Ullala Ullala là.
A cosa pensate, a leggere queste parole – quasi onomatopee?
A Sfera Ebbasta o a Lady Gaga? Ad Achille Lauro con Gemitaiz, prima che Lauro diventasse un intellettuale?
Noi pensiamo a Passaparola. Che feels.
Correva l’anno 1999. Era un altro mondo. Lo scrivo ogni volta che si parla di nostalgia legata agli anni ’90, ma di fatto era così: il nuovo millennio sembrava solo il futuro, per quanto imminente come futuro; le torri gemelle erano belle che in piedi; un altro mondo sembrava possibile, due anni prima del G8 che devasterà l’ultimo grande movimento globale.
Internet iniziava a fare capolino in qualche casa nel nostro Paese (ma i contenuti caricavano con lentezza, roba che difficilmente si riesce oggi a immaginare) e il male del mondo sembrava la TV.
A quei tempi, quando Achille Lauro era ancora un ragazzino (come il sottoscritto, d’altra parte) e non un intellettuale avevamo una considerazione molto alta dell’intelletto.
La TV, specie quella berlusconiana, era considerato l’oppio dei popoli. Gerry Scotti era un ex socialista volto di punta di Mediaset, la TV di punta berlusconiana, e Passaparola era un quiz nemmeno troppo intelligente, con un corpo di ballo di signorine svestite che oggettificavano il corpo delle donne.
Facciamo un salto avanti di un quarto di secolo (di un quarto di secolo!). Berlusconi ci ha lasciato e tutto sommato ci pare adesso abbia fatto anche cose buone. In fondo la TV non era così tanto l’oppio dei popoli se adesso grazie all’internet si parla di brain rot, vera e propria categoria che attesta la marcescenza dei cervelli.
Gerry Scotti è un paladino dell’antifascismo (in conferenza stampa alla vigilia di Sanremo ha dichiarato solo un messetto fa: “Ho avuto metà della mia famiglia fucilata dai fascisti, prova un po’ a pensare”) e se vogliamo signorine svestite, il web ne è pieno in ogni angolo (e non si limita a donne che vorrebbero fare del mondo dello spettacolo: chi avrebbe pensato nel 1999 che sarebbe esistito un giorno un sito blu in cui chiunque avrebbe venduto le proprie immagini più o meno erotiche, più o meno pornografiche?)
Forse anche per questo (o forse solo perché il tempo passa, si invecchia e si diventa tutti un po’ boomer pur non essendo nati tra i ’50 e i ’60) a pensare al 1999 viene una certa nostalgia e basta una promo del genere per sentirci trasportati in un’altra epoca.
Gerry Scotti quasi capellone. Personaggi della tv scomparsi (dalla tv) come Ela Weber. Le letterine in bikini. Il pupazzo Ullallà che del programma era quasi co-conduttore (quanti pupazzi negli anni ’90, da Uan a Dodo dell’Albero Azzurro, perché anche la Rai aveva i suoi pupazzi).
Tutto questo era Passaparola, con il gioco finale in cui il campione arrivava sempre ad un passo dal vincere il montepremi, sbagliando poi per una o due lettere al massimo.
Un po’ come accadeva a Sarabanda, o negli altri quiz – e ci si chiedeva se non fosse tutto pilotato, come col Wrestling.
Perché era quello ciò di cui ci crucciavamo, allora, quando il massimo del cospirazionismo ci faceva pensare che quello che vedevamo in TV potesse essere un po’ fake. Non deep, ma pur sempre fake.
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