Holy Spider è un film thriller in persiano uscito nel 2022. Nonostante la sua crudezza, il film è basato su una storia vera (che scopriamo assieme).
Il film “Holy Spider”, diretto dal regista iraniano-danese Ali Abbasi, ha scosso il pubblico sin dalla sua anteprima al Festival di Cannes del 2022. Il thriller noir, che esplora la brutalità della violenza di genere in Iran, si ispira a un caso reale: la storia di Saeed Hanaei, un serial killer che tra il 2000 e il 2001 uccise 16 prostitute nella città santa di Mashhad, convinto di compiere una missione divina.
Holy Spider, il caso reale dietro al film: la vicenda del “serial killer del ragno”
Saeed Hanaei era un uomo apparentemente ordinario: un muratore, un veterano della guerra Iran-Iraq, un marito e padre di famiglia. Tuttavia, dietro questa facciata (ideale per far nascere un serial killer, in realtà) si celava un assassino che attirava le sue vittime con l’inganno per poi strangolarle con il loro stesso hijab. Le sue azioni scioccarono l’opinione pubblica iraniana, ma ciò che rese il caso ancora più inquietante fu la reazione della società: molti lo considerarono un giustiziere, un uomo che ripuliva le strade dalla “corruzione morale”. Questa mentalità, alimentata dalla misoginia sistemica, portò alcuni gruppi ultraconservatori a simpatizzare con lui.
Nel film, il personaggio di Hanaei viene rinominato Saeed Azimi e viene interpretato da Mehdi Bajestani. La narrazione non si limita a raccontare gli omicidi, ma offre una critica feroce alla società iraniana e al suo atteggiamento nei confronti delle donne. Attraverso il personaggio di Rahimi (Zar Amir Ebrahimi), una giornalista che indaga sul caso, il film mostra le difficoltà che le donne affrontano in Iran, dalle molestie sessuali alle barriere professionali. Rahimi diventa la voce della resistenza in un sistema che protegge uomini violenti e punisce le vittime.
“Holy Spider” non è il primo film a trattare la storia di Hanaei. Già nel 2003 il documentario “And Along Came a Spider” aveva dato voce allo stesso assassino, che si definiva un eroe. Nel 2020, il film iraniano “The Killer Spider” riprese il caso in chiave più tradizionale. Ma la pellicola di Abbasi è la più provocatoria, anche perché si ricollega al contesto attuale, segnato dalle proteste per i diritti delle donne in Iran, esplose dopo la morte di Mahsa Amini nel 2022.
La violenza rappresentata in “Holy Spider” è scioccante e ha sollevato critiche per la sua crudezza. Tuttavia, Abbasi difende il suo approccio: il film non spettacolarizza la violenza, ma la mostra nella sua realtà più brutale per denunciare un sistema che tollera e giustifica il femminicidio.
Girato in Giordania a causa della censura iraniana, “Holy Spider” è un’opera che sfida il pubblico a guardare in faccia una realtà scomoda e a interrogarsi sul ruolo della cultura patriarcale (laddove in Iran è patriarcale per davvero) nella perpetuazione della violenza contro le donne.
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