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NonSolo.TV intervista Rudy Ricciotti: “Il futuro è una porcheria ma lancio una speranza ai giovani”

Rudy Ricciotti ha preso parte al Cersaie 2024 di Bologna, dove ha tenuto una conferenza del programma “costruire, pensare ed abitare” per confrontarsi con architetti e curiosi del settore.

Nato in Algeria nel 1952, Ricciotti è un architetto e ingegnere francese di origini italiane, con studio a Bandol, affacciato sul Mediterraneo. Figura di spicco nell’architettura contemporanea, è celebre per il suo uso pionieristico del cemento, trasformandolo in un materiale d’espressione artistica. Ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti come il Grand Prix National d’Architecture, la Médaille d’Or de l’Académie d’Architecture e il Premio Auguste-Perret dell’Unione Internazionale degli Architetti. È inoltre Commandeur de l’ordre des Arts et des Lettres e Chevalier de la Légion d’honneur.

Tra le opere più importanti dell’architetto, figurano il MuCEM di Marsiglia, il Dipartimento delle Arti Islamiche del Louvre a Parigi, il Museo Jean Cocteau a Mentone e lo Stadio Jean Bouin a Parigi. All’estero, ha realizzato progetti come la Nikolaisaal Philharmonie a Potsdam, la Passerella della Pace a Seoul e il Museo La Boverie a Liegi.

Ricciotti è noto per le sue riflessioni critiche sull’estetica contemporanea, pubblicate nel suo libro “L’exil de la beauté”. Noi di NonSolo.tv abbiamo colto l’occasione di porgli qualche domanda curiosa  sull’intelligenza artificiale e i giovani.

K: Come vede l’arte e architettura nel mondo del futuro anche riguardo l’intelligenza artificiale? 

R: Direi che il mondo del futuro è vicino alla porcheria, ma vorrei lanciare una speranza per i giovani. Penso che il mondo futuro non ha soluzioni e rimaniamo nel valore del lavoro come l’articolo 1 della Costituzione Italiana “L’Italia è una repubblica basata sul lavoro”. Insomma c’è l’ultima verità ancora possibile: il valore del lavoro e niente più.

K: Quindi pensa che sia davvero finita?

R: No, nulla è finito. Certo, devo lanciare speranza ai giovani architetti, no?

K: Ha una versione davvero ottimistica…

R: Sono ottimista perché gli architetti non devono avere paura del potere del lavoro e di conoscenza. Oggi il problema è che ogni anno gli architetti sono più poveri in cultura. Io sono architetto ma anche ingegnere… Comunque, quello che voglio dire è che i giovani devono sempre combattivi sul potere e sapere, perché la loro conoscenza si amplifichi ancora di più.

K: La ringraziamo per questo dialogo…

R: Merci! Mai perdere la speranza…

 

 

 

 

 

KatiaDiLuna

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