Bologna è una città ricca di tesori antichi e una di queste è la Torre Prendiparte detta anche “Coronata” per i suoi blocchi bianchi ornamentali posti in cima. La torre costruita nel XII secolo dalla famiglia guelfa omonima, raggiunge un’altezza di 59 metri, seconda solo alla Torre degli Asinelli. Utilizzata come fortilizio medievale, nel XVI secolo la torre fu adibita a carcere dell‘Arcivescovado e conserva graffiti incisi dai prigionieri e poi fu trasformata in abitazione civile. Oggi, grazie a un attento restauro, è una dimora storica per eventi e soggiorni, con una terrazza panoramica che offre viste mozzafiato sulla città. Per farci raccontare qualche curiosità in più sulla splendida torre, noi di NonSolo.Tv abbiamo intervistato il proprietario Matteo Giovanardi ed ecco cosa ci ha raccontato.
M: La torre Prendiparte è una delle torri bolognesi che sono sopravvissute alla distruzioni, avvenute nel corso dei secoli. Oggi sono rimaste 22 torri, di cui circa 100 ornavano la nostra città. La Prendiparte come altezza arriva al secondo posto (circa 60 metri), poiché la torre cede lo scettro solamente a quella degli Asinelli, che è 97.30 metri. Quindi, semmai si può contare l’altezza, non vince la medaglia d’oro ma si deve fermare quella d’argento. Questa struttura ha conservato l’aspetto esterno che aveva all’inizio, rispetto alle altre torri che subirono all’interno delle modifiche e adattamenti all’uso che lasciarono traccia. In questa torre sono intervenute diverse modifiche in tempi diversi e la visita guidata non è solo arrivare alla terrazza per ammirare il panorama, ma per conoscere tante curiosità avvenute. La torre nacque come struttura militare difensiva e offensiva con nessun particolare architettonico di pregio, perché doveva incutere timore ai nemici e rappresentare l’estrema natio per la famiglia proprietaria per rifugiarsi in un luogo sicuro. Questo però non avveniva tanto nel caso di attacchi di nemici provenienti da altre città, ma per proteggersi da attacchi di una guerra civile che insanguinava la città tra la fine del 1100 e del 1200. In origine, la torre non era abitata e aveva solo la funzione di offrire il rifugio e di dimostrare il valore politico, la ricchezza e la capacità patrimoniale della famiglia proprietaria. All’interno della struttura non si rifugiava solo la famiglia proprietaria ma anche famiglie meno importanti che offrivano loro servizio e protezione. Quindi, i Prendiparte radunavano circa 50 persone.
K: Cosa rappresenta oggi questa torre e quale storia della città si cela dietro?
M: Oggi rappresenta uno dei monumenti più antichi di Bologna, una città iconoclasta poiché distrusse tutto ciò che era romano. Le torri furono costruite anche per durare grazie allo spessore delle murature e alla funzione originaria di protezione degli attacchi. Il comune di Bologna volle che le torri non dovevano superare i 60 metri, (tranne quella degli Asinelli nominata la torre più alta) e la Torre Prendiparte venne capitozzata a circa 59 metri. Nel ‘500 la torre divenne proprietà della curia arcivescovile e il cardinale Paleotti la trasformò all’interno collegandola con l’edificio antico che era un vero e proprio seminario, utilizzato come luogo di preghiera e di meditazione dagli studenti. Dal 1588 fino al 1751 quando il papa Benedetto XIV fece spostare da Roma le attività del seminario all’interno del Majestic già Baglioni. Invece il palazzo sfitto venne riconvertito in tribunale ecclesiastico, mentre la torre che era già collegata al quarto piano venne usata come carcere vescovile per 45 anni. Nel 1796 le truppe napoleoniche espropriarono la torre alla chiesa e la riconsegnarono al comune. Quest’ultimo infine vendette la torre finché si susseguorono una serie di proprietari, di cui l’ultimo sono io in fila di successione.
M: In realtà, è stato un atto di follia innocua di mio padre. Nel 1972 lui ha deciso di acquistare la torre per motivi fiscali, d’imposta e di successione e di intestarla direttamente a me. Quindi, la torre è diventata mia proprietà a mia insaputa ed ero minore all’epoca. Ho scoperto di possedere una torre a 18 anni, facendo la firma. Insomma, non ne ero particolarmente contento, perché la torre dal punto di vista immobiliaristico è buia, piccola, scomoda, inospitale e ha molte sfortune. Comunque, ho capito che ha un fascino indiscutibile e l’ho sistemata una volta raggiunti i miei 30 anni. Poi sono venuto ad abitare nella torre per ben sette anni e passato questo periodo di permanenza, dove ho apprezzato le caratteristiche, ho continuato con un restauro conservativo. Insomma, invece di un’abitazione a 12 piani l’ho ridotta a tre perché è più comoda e ampia. Nel 2000 ho iniziato a fare ospitalità come sto cercando di fare ora.
K: Quindi, una visita di ospitalità nella torre utilizzata anche per il turismo
M: Sì, parlo di ospitalità e non di turismo perché la torre va conquistata a piccoli gruppi di persone e non è stata stravolta nell’aspetto. Infatti, non è stata trasformata in un museo e in un luogo prettamente di visite, ma ha voluto conservare l’aspetto di casa. Quindi, chi viene a visitare la torre si rende conto di come è stata adattata a cominciare dall’800 dall’apertura delle grandi finestre sulla facciata sud per dare aria e luce grazie ad un camino. Dunque, è possibile vivere in una torre, ciò che invece non sarebbe possibile in altre torri bolognesi sopravvissute. Ho questa fortuna di avere una proprietà indivisa e abitabile dal piano strada fino alla sommità. E’ giusto una volta che ho vissuto al lungo qui, poter far partecipare a queste emozioni ad altre persone, che possono essere una coppia che vuole pernottare, fino ad arrivare a piccoli gruppi che siano di amici, un’azienda con i clienti o una scolaresca alla mattina… Quindi, queste occasioni di conoscenza e approfondimento del luogo vengono sempre e comunque fatta tramite una visita guidata. Il mio invito è di venire a vederla dal vivo!
Katia Di Luna (articolo e foto)
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