Capolavoro del cinema horror, il pluripremiato film Il Silenzio degli Innocenti avrebbe potuto avere un altro finale.
“Il Silenzio degli Innocenti” si distingue come uno dei capolavori del cinema e un’eccellenza nel genere horror (sebbene molti lo cataloghino come film thriller). La sua straordinaria qualità lo ha elevato al rango di unico film horror vincitore dell’Oscar come miglior film nella storia del cinema (e non solo: nel 1992 il film ha vinto le statuette anche per il Miglior regista, Miglior attore e attrice protagonisti e Miglior sceneggiatura non originale).
Quest’opera iconica regala al pubblico memorabili citazioni e indimenticabili scene, soprattutto grazie alle straordinarie interpretazioni di Jodie Foster e Anthony Hopkins, nel ruolo magistrale di Hannibal Lecter. Le loro performance, dall’incontro nel manicomio fino al finale, rimangono impresse nella memoria di chi ha visto questo film culto.
Parlando del finale originale, l’ultima scena mostra Clarice Starling (Jodie Foster) celebrare il suo traguardo professionale. La giovane è divenuta parte integrante dell’FBI (durante il film è solo una tirocinante) e, quando tutto sembra volgere verso un happy ending, arriva la chiamata finale di Hannibal Lecter che annuncia un incontro imminente con un “vecchio amico per cena”: il vecchio amico in questione è il direttore della prigione, il dottor Chilton, che lo spettatore immagina sia destinato a una fine tragica.
Un finale inquietante, ben più forte di quello del romanzo (The Silence of the Lambs, scritto nel 1988 da Thomas Harris) da cui è tratto il film: nel caso del romanzo, infatti, Hannibal si limita a scriverle una lettera, in cui la incoraggia nella sua carriera nell’FBI, alimentando la spinta di Clarice a salvare i bisognosi.
Nel prosieguo della lettera, l’antagonista descrive la sua visione delle stelle, evitando informazioni che potrebbero rivelare dove si trova, ma concludendo la sua lettera dicendo a Clarice, “alcune delle nostre stelle sono le stesse”. Dopo aver letto la lettera, quindi, Clarice si addormenta e il libro si conclude così: con Clarice che “sleeps deeply, sweetly, in the silence of the lambs” (“dorme profondamente, dolcemente, nel silenzio degli agnelli” – circa il significato de “il silenzio degli agnelli” e il titolo italiano del film ci sarebbe da scrivere un post ad hoc).
Un finale rasserenante, ben diverso da quello del film e ancor più diverso rispetto alle prime bozze dello sceneggiatore Ted Sally e del regista e, in cui era presente un finale alternativo, ancor più oscuro e inquietante.
Nella versione alternativa, Hannibal Lecter avrebbe dovuto pedinare il dottor Chilton in una remota casa di vacanza e, dopo aver sopraffatto gli agenti di sicurezza a guardia della casa, avrebbe dovuto legare a una sedia il direttore della prigione, per poi tagliare un’arancia con un coltello da cucina, che avrebbe quindi mostrato alla sua imminente vittima, chiedendogli: “Vogliamo iniziare?”
Letta la bozza, il regista Jonathan Demme ha chiesto allo sceneggiatore di rivedere questa scena finale, affinché fosse più aperto: lasciare alcune questioni irrisolte alla fine di un film, infatti, può essere un vantaggio. Lasciare spazio all’immaginazione del pubblico consente alla storia di perdurare nella mente dello spettatore, creando un coinvolgimento duraturo che va oltre la fruizione del contenuto.
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