Il film “47 Ronin”, uscito nel 2013 e diretto da Carl Rinsch, rappresenta un’avvincente miscela di dramma, azione, avventura e fantasy. È tratto da una storia vera, di cui vedremo di seguito qualche particolare in più.
La storia dei 47 Ronin
La figura del samurai rappresenta uno dei pilastri più iconici della cultura e della storia giapponese. Nella narrazione epica di questa cultura, il suicidio cerimoniale dei 47 ronin emerge come un simbolo di fedeltà e valore straordinario.
Asano Naganori, un daimyo del periodo Edo, governava il feudo di Ako all’inizio del XVIII secolo. Nel 1701, gli venne affidato il compito di organizzare una cerimonia per l’arrivo di rappresentanti imperiali da Kyoto. Kira Yoshitaka, un maestro cerimoniale, fu incaricato di istruirlo sulle procedure da seguire. Tuttavia, la situazione presenta una piega drammatica quando Asano attaccò improvvisamente Kira Yoshitaka in un corridoio del castello di Edo, cercando di ucciderlo ma ferendolo solo leggermente.
La condanna di Asano a compiere il seppuku il giorno stesso fu inevitabile, dato che l’attacco era avvenuto in un luogo in cui l’uso delle armi era severamente vietato. La condanna a compiere il seppuku inflitta ad Asano fu vista come un’offesa al suo onore. Con la morte di Asano, il suo dominio fu soppresso e i suoi samurai divennero ronin, guerrieri senza padrone, una condizione altamente disonorevole. 47 dei suoi seguaci più fedeli, assetati di vendetta per l’ingiustizia subita dal loro daimyo, trascorsero due anni nell’attesa, svolgendo lavori ordinari. Nel 1703, si organizzarono e assaltarono la residenza di Kira Yoshitaka, uccidendolo e portando la sua testa sulla tomba del loro signore. Successivamente, si consegnarono alle autorità e furono condannati a compiere anch’essi il seppuku per la loro azione illegale di vendetta.
Le Tombe dei 47 Ronin
Le tombe di Asano Naganori e dei suoi seguaci si trovano oggi nel Tempio Sengakuji a Tokyo, un luogo sacro che preserva la memoria di questi valorosi guerrieri. In giapponese, sono chiamati Ako Gishi, ovvero i fedeli samurai di Ako, in riferimento al nome del feudo di Asano Dei 47, 46 furono condannati a compiere il seppuku, poiché uno dei ronin, Terasaka Kichiemon, ricevette l’ordine dal loro leader Oishi di riportare l’esito dell’attacco e quindi non fu giudicato.
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