Non era ancora giunto il ’68 quando sulla scena della musica italiana si affacciava un quartetto composto da quattro giovani, due uomini e due donne, originari di Genova: parliamo di Angelo Sotgiu, Franco Gatti, Angela Brambati e Marina Occhiena, destinati a diventare i Ricchi e Poveri, gruppo capace di vendere più di 22 milioni di copie, dietro soltanto ai Pooh.
Autori di canzoni entrate nell’immaginario collettivo come Che sarà, Mamma Maria e Sarà perché ti amo (per citare tre dei titoli più famosi), hanno vinto Sanremo nel 1985 e devono la loro fortuna al compianto Franco Califano, loro talent scout e non solo.
È infatti merito di Franco Califano se il quartetto si chiamerà Ricchi e Poveri.
Agli esordi (nella metà dei ’60) si chiamavano Fama Medium, dalle iniziali dei loro nomi: non è un nome francamente indimenticabile e con un colpo di genio Franco Califano – che ha già un buon successo come autore – li ribattezza i Ricchi e Poveri.
“Siete ricchi di spirito e poveri di tasca” dirà loro, ed ecco la genesi del nome: i quattro in effetti non hanno molti soldi giacché hanno deciso di abbandonare i loro rispettivi lavori nell’ambito della benzina (Franco era un perito chimico della Esso, Angelo lavorava come operaio all’Italsider e Angela era benzinaia) per dedicarsi alla musica.
Califano diventa loro produttore e – con un altro colpo di genio – gli suggerisce un cambio di look.
Come raccontato in un’intervista a La Repubblica, circa gli esordi come Ricchi e Poveri: “Prima del Cantagiro del ‘68 aveva già creato nella sua testa i nostri personaggi: io (Angela Brambati, ndr) avevo i capelli lunghi e ondulati, me li ha fatti tagliare corti: Sei peperina, stai bene con il capello corto…”.
Cui ha fatto eco Angelo Sotgiu: “Io ero moro e mi ha fatto tingere i capelli biondi. Fu il Califfo a chiedere che Marina si schiarisse per diventare bionda, vedeva i due ricchi e i due poveri, i due biondi e i due mori, due vestiti da ricchi e due da poveri…“.
Da lì una carriera piena di successi, a partire dal Sanremo del 1970 con un importante secondo posto con La prima cosa bella (cantata frattanto da Nicola Di Bari).
“Nel nostro primo Sanremo nel ‘70 con La prima cosa bella era più in ansia di noi, quando hanno annunciato il nostro secondo posto l’ho vista in platea, saltava di felicità e faceva il braccetto a tutti, tiè, tiè, tiè: aveva avuto ragione e vinto lui, dopo tante difficoltà per affermarci finalmente poteva esultare”.
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