Cinema e Serie Tv

Aldo, Giovanni e Giacomo: è la fine del trio? Le parole di Giovanni Storti

Sono passati 25 anni dall’uscita di un film iconico come ‘Tre uomini e una gamba’.

Oggi si abusa del termine iconico, ma nel caso di ‘Tre uomini e una gamba’ parliamo davvero di un film che ha segnato la storia della commedia italiana: tantissime battute e tantissime scene sono entrate nell’immaginario collettivo comune ed Aldo, Giovanni e Giacomo hanno raggiunto la fama mainstream.

Non che prima non fossero famosi, sia ben chiaro, ma il loro successo era limitato al teatro e alla televisione, con la Gialappa’s Band che aveva fatto dei tre il fulcro di alcuni dei loro ‘Mai dire…’.

Dopo ‘Tre uomini e una gamba’ altri 12 film assieme da attori, sei dei quali vedono il trio anche alla regia.

Ma come va il sodalizio a distanza di 25 anni?

Ne ha parlato qualche giorno fa al Corriere della Sera Giovanni Storti (gli altri due componenti del trio sono Aldo Baglio e Giacomo Poretti).

Un’intervista in cui ha parlato del passato, del presente e del futuro del trio, ma anche della comicità in assoluto.

Partendo da un j’accuse al politicamente corretto (che pare aver scocciato trasversalmente – perché non abbandonarlo piuttosto che lamentarsene?):

Ho paura che tanti personaggi ideati negli anni passati oggi non siano più proponibili. Oggi ci sono i paladini di tutto, in guerra contro tutti, che non capiscono che raccontare anche in modo buffo realtà faticose e importanti di sofferenza non fa che bene. Un personaggio come il Professor Alzheimer (incompetente e negligente, affetto da improvvisi vuoti di memoria) verrebbe subito attaccato, bollato come inopportuno”.

Parlando del trio, quindi, Giovanni ha parlato di quella che è / è stata la piattaforma preferita per le loro performance:

“Il teatro più di cinema e tv, per il suo meccanismo immediato con il pubblico, quindi I corti, Tel chi el telùn: sono i progetti che mi hanno esaltato di più. Il cinema è diverso, alla fine sei quasi condizionato dal successo che ha decretato il pubblico. La tv invece è stata il palco delle grandi follie. A Mai dire gol dovevamo lavorare in pochi minuti, eravamo costretti a inventare cose esaltanti. Lì abbiamo vissuto i momenti più euforici e folli, divertenti”.

Ed è anche grazie alla tv, come già detto, che è arrivata la prima fetta di successo.

Sebbene alcuni dei loro personaggi non fossero esattamente apprezzati, come raccontato:

“Sembra incredibile. Ci dissero che i Bulgari facevano schifo, che erano da oratorio… Tafazzi invece era stato bollato come una scemata, salvo poi diventare di culto — anche con un po’ di fortuna — come emblema della sinistra che si autoflagella. La fortuna fu approdare a Mai dire gol dove c’era una libertà espressiva e soprattutto una sintonia di comicità unica con le persone che decidono, che sono quelle fondamentali per la riuscita di un progetto”.

Ma quale sarà il futuro di Aldo, Giovanni e Giacomo? Il trio è in crisi?

Sebbene stiano muovendosi anche come “solisti” e non ci siano solo momenti di concordia tra i tre, l’epopea del trio è lungi dall’essere alla propria fine:

“Ogni periodo ha i suoi problemi, a volte non riesci a stare bene assieme, il giorno dopo sì; ci sono i momenti in cui sei creativo, altri meno. È normale…”.

E i tre lavoreranno ancora assieme, dopo aver iniziato proprio grazie a Giovanni che su di loro investì 5 milioni di lire (“Ci credevamo e io ero l’unico ad avere un po’ di soldi, non ci ho neanche pensato un attimo”) e continueranno a decidere collettivamente:

“Il meccanismo è doppio: o si decide a maggioranza o uno è così bravo da convincere gli altri a farsi seguire. C’è anche il proverbio: chi fa da sé fa per tre. Ecco, non è il nostro caso, per noi è il contrario”.

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