NonSolo.Tv intervista Jessica, sex worker bolognese: “Non è solo aprire le gambe, ora il cliente è esigente”

La sex worker Jessica intervistata da NonSolo.tv dopo la sua presentazione del film sulla sua storia al Biografilm di Bologna

Jessica (al secolo Silvia Tartari) è una sex worker di successo bolognese doc, che si è raccontata in tutte le sue sfaccettature (mettendosi a “nudo”) ne Il gioco di Silvia, docufilm realizzato dai due giornalisti-documentaristi Emilio Trovati e Valerio Lo Muzio. La pellicola girata tra Bologna e la riviera Adriatica durante la pandemia, testimonia senza filtri le scelte di vita, le aspirazioni e la visione della protagonista, che pondera con serenità una carriera da semi-sportiva professionista nel tennis e la sua attività imprenditoriale, incentrata sulla vendita del proprio corpo. Il gioco di Silvia è stato presentato in anteprima al Biografilm di Bologna il 19 giugno 2022 presso il Chiostro di Santa Cristina. Noi di NonSolo.Tv siamo rimasti incuriositi dalla storia di Jessica e abbiamo colto l’occasione per intervistarla.

L’intervista a Jessica

Ciao Jessica, innanzitutto quando hai iniziato a fare l’escort e come ti vedevi a inizio carriera?

Il mio inizio è stato molto per caso. Avevo 21 anni ed è successo con il classico sesso in discoteca con un ragazzo. Lui si è avvicinato per offrirmi da bere, ma io non ne ‘avevo voglia mezza’ finché poi ho gli ho detto: “Basta io sono a pagamento”. Però non è che facevo quello di lavoro. E così lui mi disse che non era un problema e gli dissi che doveva pagare tot cifra. Il ragazzo mi ha confidato che aveva tranquillamente la cifra che volevo, e da lì nulla ci sono andata e mi è piaciuto! Dopo ho iniziato a pubblicizzarmi bene ed è partito tutto.

Com’è il tuo rapporto con la sessualità e cambiato nel tempo?

Diciamo che questo lavoro mi ha aperto molto socialmente. Ho avuto esperienze che forse non avrei mai avuto se non avessi fatto questo. Ad esempio, fantasie che potevo avere con ragazzi, ma anche situazioni che all’inizio rifiutavo anche quelle un po’ troppo estreme. Per estreme intendo il lato b, per dire, e dopo un po’ che si prova, la fai e la vivi. Insomma, io mi vedo molto open mind, ma ci sono ancora alcune cose che non faccio eh, perché le trovo un po’ too much.

Pratiche in cui non ti senti a tuo agio? Si può dire?

Beh sì, ad esempio, non mi ritengo tanto brava nella dominazione, BDSM…  Insomma, cose che d’indole non mi appartengono caratterialmente e che non sento mie. Le evito di farle, anche se mi viene chiesto abbastanza spesso.

Curiosità: la proposta più strana che un cliente ti ha fatto?

Allora quella più strong è stata sicuramente quando un cliente mi aveva confessato di avere una fantasia di vedermi con più ragazzi. Quindi, siamo andati in questa villa a Cattolica, dove mi portò lui, e non c’era un numero preciso di ragazzi con cui dovevo andare a letto, ma erano più di 4. Comunque, c’era un bordello di gente e la villa aveva tutte queste stanze, ed io ne scelsi una da letto e presi dentro 13 ragazzi. E quindi sì, è andata così. Forse, questa è stata la cosa più assurda che ho fatto! Perché io tante cose strong le ho rifiutate. Comunque, posso dire che è durata tutta la notte e sono tornata a Bologna che erano le 7 del mattino da mezzanotte che ero là a Cattolica. Stancante ma remunerativa!

La libertà sessuale sembra ancora essere un tabu in Italia rispetto all’estero. Per quale motivo?

Bella domanda… Forse, c’è poca conoscenza riguardo al sesso, sicuramente. Questo fa si che la gente lo percepisce sempre come un tabu, come un qualcosa di cui non bisogna parlare, magari avere poco a che fare oppure che si pratica ma non si dice. Ed è una cosa che a me sinceramente sta stretta. Comunque, tutte le persone mie amiche meno male la vivono un po’ come me, perché sennò non se ne cava un ragno da un buco.

Sappiamo che hai presentato il gioco di Silvia, documentario sulla tua storia al Biografilm di Bologna. Com’è stata l’organizzazione di questo docu-film. Quanto stato complicato aprirti a loro e raccontare i dettagli della tua vita?

Complicato no. E’ stato molto naturale, mi hanno messa molto a mio agio. Le prime volte ero molto diffidente, questo lo ammetto, perché quando vengono degli uomini a chiederti della tua vita così, per il lavoro che faccio io, la diffidenza la metto comunque. Poi ho iniziato ad aprirmi, a fidarmi e a capire che comincia a essere una cosa molto interessante Dopo penso di essere stata me stessa nel film, senza finzione e senza filtri.

Com’è stato l’incontro con i due registi del film?

Il primo incontro l’ho avuto con Valerio Lo Muzio, perché lavorava per Repubblica e abbiamo fatto un’intervista. Da quell’intervista, che trattava delle escort e di come avevano vissuto la pandemia da Covid, Valerio fece vedere questo materiale all’altro regista, Emiliano. Da lì mi ha chiamato Valerio dicendomi a langhe linee… di fare un pranzo per parlare di alcune cose e mi hanno chiesto di fare un docufilm sulla mia vita. Da lì abbiamo fatto anche qualcuno con la produzione e poi con tutta l’èquipe, dove loro mettevano gli argomenti, e chi dovevano essere i protagonisti, come si dovevano svolgere le riprese… E infine abbiamo iniziato.

Quali sono le reazioni del pubblico che hai riscontrato sulla pellicola?

Beh a me sono arrivate tutte positive e sono sincera. Soprattutto da parte delle mie amiche, amici del tennis, i miei genitori, insomma è piaciuto a tutti. E’ un film che non stanca, anzi molti volevano che durasse di più… Quindi tutte positive. Spero per me.

Che cosa consiglieresti a una giovane ragazza che vorrebbe intraprendere questa carriera?

Se lo vuole fare davvero, le consiglierei di farlo con professionalità, perché è così che si fa carriera. Non bisogna prenderlo un tanto al chilo, dato che non è regolamentato. Bisogna farlo con criterio, investendo sulla propria immagine, sulle proprie foto e su una bella location. Non è semplicemente far girare l’economia, o solo aprire le gambe come poteva essere negli anni ’80. Il cliente, infatti, ora è diventato sempre più esigente e presta molto attenzione a se vivi in una bella casa pulita con l’aria condizionata e i servizi che offri, tutto. Insomma, devi essere carina, curata, profumata, educata e soprattutto spigliata. E’ un lavoro a 360 gradi, non è semplice. Ora c’è la concorrenza poi anche lì vuoi fare 2000 euro al mese puoi prenderli lavorando in una bettola e ok. Se vuoi fare veramente i soldi, bisogna essere concentrati e capire quali sono le migliori città per lavorare e come spingere il tuo profilo social. Io ad esempio uso anche Onlyfans… ci sono una serie di piattaforme ora che… aiutano.

Progetti futuri?

Non lo so. Ne ho diversi, ma a me la vita piace anche così sinceramente. Però, tra un bel po’  di tempo vorrei crearmi la mia famiglia e smettere, ma mi ci vedo anche a continuare. Comunque, ho la mia casa a disposizione, ho la mia sicurezza economica e non ho più bisogno di lavorare come a 25 anni. Non è che ho progetti futuri lavorativi, ma li ho a livello personale. A livello lavorativo, credo di aver toccato tante vette, ma non pensavo di vincere come migliore escort d’Italia e di riuscire a lavorare a Dubai. Poi, ho rifiutato altri progetti, tra cui andare a Singapore, ma perché sono molto attaccata alla mia famiglia e al mio campionato di pallavolo, al tennis che pratico a livello agonistico. Insomma, questi aspetti della vita personale mi danno molto spazio. Ora lavoro Desenzano, in Veneto, a Milano, Roma, ma non in destinazioni troppo distanti e non con tempi lunghi. Ad esempio, sto via massimo una settimana e poi torno a Bologna. Ho una vita piena ed è bella così!

Dove ti possono seguire?

Su Instagram, su Facebook, Onlyfans, insomma tutti…

 

 

Katia Di Luna

 


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