Francesco Guccini: “La morte? Mi infastidisce il fatto di non vedere quello che ci sarà dopo. Come vedere un film a metà”

Quando parla, Francesco Guccini non è mai banale.

E’ uno di quegli artisti che in qualunque intervista regala spunti interessanti, sebbene con l’età alcune posizioni possano apparire “invecchiate” – ma d’altra parte è assolutamente naturale.

E così, non è affatto banale l’intervento del cantautore bolognese ai microfoni di Rai Radio2 nel corso del format notturno ‘I Lunatici’.

Ne proponiamo alcuni estratti, quelli anostro aviso più interessanti.

Il grande artista bolognese ha parlato in primo luogo del suo genetliaco, avvenuto una settimana fa (Guccini ha compiuto 82 anni):

Come ho festeggiato il mio compleanno? A cena con degli amici. Regali ricevuti? Di vario tipo. Vino, rum, pantaloni, una medaglietta d’oro, varie cose. Da bambino, in casa mia, non si festeggiavano i compleanni. Mai festeggiato un compleanno. Il mio rapporto con la notte? Quando vivevo a Bologna uscivo verso la mezzanotte e mezza. Si giocava a carte fino alle quattro del mattino. Sono sempre stato uno vissuto di notte. Un po’ per il mestiere che ho fatto, un po’ per abitudine mia. Ho fatto tante volte l’alba. Con la notte ho un bellissimo rapporto. Ora essendo un pochino più vecchio, vivendo in un paesino in cui non c’è nulla, è cambiato tutto. Molte canzoni le ho scritte di notte”.

Sui giovani d’oggi, e sul proprio essere sempre meno giovani (e quindi più facili alle emozioni):

“Mi capita poche volte di incontrare giovanissimi. Una volta li frequentavo di più, qui in montagna di giovani non ce ne sono quasi più. Cosa mi commuove? Mi commuovo spesso. Diventando vecchi mi accorgo che ci si commuove di più. I vecchi, come diciamo in Emilia, sono di taglia tenera. Ultimamente mi sono commosso a sentire l’inno nazionale. Chissà perché. Non sono particolarmente patriota, però mi sono commosso a sentire l’inno nazionale“.

Sul mondo di oggi, tra guerre e carestie in arrivo, e sulla modernità (su quest’ultimo aspetto è possibile scorgere un po’ di legittimo boomerismo):

“Il pianeta non sta benissimo. C’è questa guerra in Ucraina, la carestia del grano sta già arrivando. Il mondo non è messo molto bene, ma non ricordo un periodo in cui il mondo fosse messo molto meglio. Io sono nato il 14 giugno del 1940, quattro giorni dopo l’ingresso dell’Italia nella seconda guerra mondiale. Mio padre è stato in un campo di concentramento in Germania per non aderire alla Repubblica di Salò. L’ho conosciuto solo nel 1945. Il dopoguerra è stato duro. C’era povertà in giro, pochi soldi. Le cose hanno cominciato ad andare meglio negli anni 60. Abbiamo vissuto un lunghissimo periodo di pace in Europa, dove le cose andavano bene. Siamo diventati dei signorini. Io sono vissuto in un mondo senza acqua corrente. Senza bagno in casa. I miei nonni avevano l’acqua del pozzo. Il riscaldamento non c’era, solo una stanza riscaldata in tutta la casa. Però boh, si andava avanti e non ce ne accorgevamo neanche. Si facevano chilometri a piedi, senza telefono, senza televisione, in pochi avevano la radio. Sono stati tempi duri. Poi c’è stato il bum, che ci ha sfiorato, e finalmente anche noi abbiamo avuto qualche privilegio. La televisione nel 60, però le cose duravano di più. Oltre ai frigoriferi normali in casa io ho un vecchio frigorifero comperato dai miei usato nel 1960 e funziona ancora. Adesso le cose durano due o tre anni”.

E dopo aver accennato alla severità e austerità dei propri genitori, Guccini ha criticato l’attuale sistema scolastico e ha accennato al rapporto con la figlia (Teresa, nata nel 1978):

“La scuola adesso non è più meritocratica. Ma ci vuole il merito. Ci vuole il quattro. Bisogna tornare a castigare quelli che non sanno niente. Non può esistere una scuola allo sbando. L’istruzione è importante”.

E, sulla figlia, ben più privilegiata di lei: “Una volta mia figlia mi disse che nuotavo male. Io le risposi che lei nuotava meglio perché io avevo avuto i soldi per mandarla in piscina, alla scuola di nuoto. Io ho imparato a nuotare nei pozzi del fiume. Ai miei tempi si imparava a nuotare dopo il terzo ripescaggio”.

Infine, sulla fede e sull’idea della morte (sempre più vicina, per forza di cose):

“Sono sempre agnostico. Anche se mi onoro dell’amicizia del Cardinale Matteo Zuppi. Ho anche incontrato Papa Francesco. Ma fu un incontro molto fugace. La morte? Mi scoccia non esserci più. Ho 82 anni compiuti da poco, quindi più o meno il tempo è quello che è. Non posso fare grandi progetti per il futuro. Però mi infastidisce il fatto di non vedere quello che ci sarà dopo. Come vedere un film a metà e non sapere come andrà a finire”.

Parole memorabili, da cui trarremo il titolo.


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