Tra le testimonianze di studenti durante l’incontro di sensibilizzazione degli alunni con DSA, tenutosi all’Istituto Tecnico Economico G.B. Bodoni di Parma l’11 aprile 2022, è intervenuta anche Elodie Borney, studentessa del 3° anno di Scienze dell’Educazione e dei Processi Informativi e membro gruppo giovani AID nazionale. Classe 1998 originaria della Valle d’Aosta, Elodie ha raccontato la propria storia ed esperienza come alunna con dislessia per cercare di aprire un dialogo con gli studenti e fornire qualche informazione in più sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento, sradicando i vari pregiudizi. Per questo noi di NonSolo.Tv abbiamo deciso di incontrarla per farle una breve intervista.
Ciao Elodie, raccontaci un po’ la tua storia
Ciao a tutti, sono Elodie e faccio parte del gruppo giovani della sezione AID di Parma. Sono stata invitata all’evento all’interno di quest’istituto scolastico per raccontare la mia storia, perché sono stata molto fortunata per aver ricevuto la diagnosi molto presto. Alla fine della seconda elementare, infatti, sono risultata dislessica e disortografica, mentre la diagnosi di discalculia è arrivata alla fine dei cicli, detti operazioni, dunque verso la terza elementare. E’ stato un percorso in salita perché essendo nata nel ’98, non c’era ancora un’adeguata consapevolezza nei confronti dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento. Infatti, le medie sono state un momento di transizione, in cui molte volte mi sentivo non capita e avevo paura nell’utilizzare strumenti compensativi perché temevo molto il confronto con gli altri miei compagni di classe. Poi, è arrivato il momento di decidere che cosa fare in futuro e ho scelto di lavorare nella situazione scolastica, poiché non volevo che altri bambini e ragazzi vivessero le mie stesse difficoltà. Quindi, ho deciso d’iscrivermi al Liceo socio-pedagogico ma non essendomi trovata molto bene ho cambiato scuola e mi sono iscritta al Liceo linguistico perché avevo la consapevolezza che le lingue mi sarebbero state utili in futuro ed io essendo valdostana mi sono trasferita a Parma e dopo il liceo, mi sono trovata benissimo. Dopodiché, ho scelto una seconda strada: le lingue e anche lì non mi sono sembrato semplici, Questa scuola è stata molto accogliente e ha saputo credere nelle mie capacità e potenzialità. Sono stati comunque 5 anni difficili ma non ho mollato perché sapevo dove volevo arrivare. In questi anni ho capito che siamo tutti diversi e che nelle nostre difficoltà ognuno di noi ha delle caratteristiche. Il mio disturbo è proprio una mia caratteristica. Una volta finito questo percorso, ho provato il test d’ingresso per Scienze della Formazione e non sono riuscita a entrare, e quindi, quell’anno mi è stata proposta di partire all’estero per fare la ragazza alla pari e sono andata in America. Solitamente, la mattina studiavo e il pomeriggio andavo a lavoro per permettermi di pagarmi gli studi. Quando sono rientrata in Italia, ho visto che cercavano delle supplenze in inglese ed io avendo ottenuto il certificato di lingua, ho iniziato a lavorare all’interno di una scuola elementare. Da qui, ho capito che era la mia strada e dopo questi tre mesi di supplenze, mi sono riscritta all’università di Parma e ora sto ultimando la triennale in Scienze dell’Educazione e i Processi Informativi.
Quindi, vorresti presto diventare un’insegnante. In quale ramo?
Mi piacerebbe lavorare nel campo scolastico e nello specifico nell’ambito dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento. Quindi, ora dovrò valutare quale magistrale prendere e comunque so già che vorrò fare dei master per lavorare a diretto contatto con i bambini che hanno questo tipo di difficoltà.
Pensi che sia cambiato tanto il sistema scolastico oggi nei confronti degli alunni con DSA? Cosa c’è nel 2022 di più rispetto al passato?
Certo, ora c’è molta più formazione rispetto a quando sono nata io. Infatti, gli insegnanti sono più formati e sanno cosa sono i Disturbi Specifici dell’Apprendimento e nonostante sia stato un percorso in salita, già ora mi rendo conto che la situazione è cambiata all’interno delle scuole. Quindi, è difficile che uno studente viva le stesse difficoltà che avevo avuto io perché non ero compresa dagli insegnanti. Posso dire che c’è ancora molta strada da fare, ma il mio motto è non si smette mai di studiare, di formarsi e d’imparare. Quindi, il lavoro c’è e ci sarà sicuramente e siamo sulla buona strada.
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