Zerocalcare non ha escluso l’ipotesi di una seconda stagione di ‘Strappare lungo i bordi’, come abbiamo scritto qualche giorno fa.
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Dal canto mio, non ho particolare fretta di vederla, ché poi finisce che mi riduco a finirla dopo tutti gli altri e già qualcosa mi è stata spoilerata.
Che brutta cosa, gli spoiler.
Per colpa degli spoiler non vedrò mai ‘Il mio amico in fondo al mare’ che mi dicono bellissimo ed ho (al netto della passione alimentare) una grande simpatia verso i polpi e quindi lo vedrei volentieri, ma mi è stato detto una volta – a cena – che il polpo alla fine muore.
Quindi per quale motivo lo dovrei vedere, giunto ad un’altezza della mia vita che poi mi commuovo e non riesco ancora a considerarlo catartico?
Anche nel caso di ‘Strappare lungo i bordi’ (che ho finito quest’oggi) sapevo che sarebbe giunto il momento del drama.
Non ricordo chi lo disse – per certo in un gruppo WhatsApp dove necessariamente si deve commentare qualsiasi prodotto culturale ché sennò si appare fuori dal mondo e nonvabbene – ma sapevo già che ci sarebbe stato il momento per le lacrime.
Perché sono diventato un sensibilone.
E comunque spoiler o non spoiler che qualcosa di drammatico è successa / destinata a succedere lo si sente durante tutta la – seppur divertentissima a larghi tratti, eh, sia ben chiaro – serie eppoi se non sbaglio c’era drama pure ne ‘La profezia dell’armadillo’.
Maledettissimo Zerocalcare!
A rendere più cariche di pathos alcune scene, l’ottima colonna sonora scelta dall’artista capitolino, che d’altra parte già coi suoi corti sperimentali per ‘Propaganda Live’ mi fece scoprire ‘Ipocondria’ e colsi la bontà dei suoi gusti musicali.
Oltre al fatto che ci trovavamo chiusi in casa (io, personalmente, in una città X nel bel mezzo della Russia) e l’ipocondria era all’ordine del giorno – qualora non fosse già abbondante quella che vivo da sempre, convinto che la mia ora sia dietro il fottutissimo angolo.
Ma veniamo alla colonna sonora di questa prima stagione di ‘Strappare lungo i bordi’.
Zerocalcare raccontava ai microfoni di Radio Deejay:
“Ho messo dentro un botto di roba. Nella serie ci sono tanti canzoni punk, una parte delle grandi canzoni della mia vita. Chiaramente le ho inserite in versione originale. Credo che una musica adulta, in un prodotto disegnato, lo renda anche più maturo. Ci sono anche Tiziano Ferro e Ron. Max Pezzali? Lo conservo per il futuro…”
E ci manca solo Max Pezzali per poter eleggere ZC definitivamente a rappresentante della generazione di noi che – nati negli ’80 – con la vita abbiamo più di qualche difficoltà.
Ma bando alle ciance e riportiamo le canzoni che possiamo ascoltare nel corso dei sei episodi della prima stagione della serie (riportiamo, editando, i riferimenti datici dal sito su Deejay.it, assolutamente puntuale nel psot in questione).
Nella prima puntata c’è Manu Chao, con il brano ‘Clandestino’, e c’è Tiziano Ferro, con ‘Xdono’.
Nel centro sociale, i Klaxon, gruppo punk italiano, suonano ‘Libero’.
Durante la classica corsa tra Achille e la tartaruga, viene proposto un grande classico come ‘Non abbiamo bisogno di parole’ di Ron. Nella scena della metafora del filo d’erba (che tornerà poi anche nell’ultima puntata) la canzone in sottofondo è ‘Goodbye Love’ di Jonathan Lloyd & Clif Norrell.
Sentiremo poi, sui mezzi, ‘Ragazzo malato’ de Gli Ultimi quando Zero e Sarah si trovano in macchina, mentre in autobus ‘Dancing with myself’ dei Generation X di Billy Idol.
Continuando, quindi, senza contestualizzare troppo le canzoni, possiamo ascoltare canzoni di diverso genere.
‘Leave your troubles’ di The Wiyos; ‘Wait’ degli M83; ‘Smalltown boy’ di Bronski Beat.
E ancora ‘Super Human’ dei Remember Summer; ‘Black Water’ degli Apparat; ‘La Vida’ dei Looney Roots; ‘For the better’ di Max Brodie; ‘Haut Las Ceoeurs’ (di cui possiamo leggere il titolo sullo schermo dell’autoradio) di Fauve.
Per finire, ci avviciniamo alla fine della serie (e, lo sottolineiamo pure noi, c’è uno spoiler nell’ultimo titolo) e abbiamo ‘Sun will rise’ del trio Chris e Craig Bussey e Annie Drury, ‘Un battito ancora’ ancora de Gli Ultimi e – infinre – ‘The Funeral’ della Band of Horses.
La sigla e la soundtrack in senso stretto è affidata a Giancane e se volte ascoltarla, ve la proponiamo di seguito (in attesa che esca la versione fisica della raccolta, il prossimo 17 dicembre)
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