È morto Giampiero Galeazzi, una vita per il canottaggio: la malattia e il dolore di Mara Venier

Grande lutto nel mondo della televisione, dello sport e del giornalismo tricolore.

E’ morto a 75 anni Giampiero Galeazzi.

Giornalista sportivo della Rai di lungo corso, aveva scritto la storia delle telecronache olimpiche legate al canottaggio.

D’altra parte, ‘Bisteccone’ (com’era benevolmente noto) era stato professionista del canottaggio (come il padre – campione nel 1932 nel “due senza”):

per lui il campionato italiano nel singolo nel 1967 (che gli valse la medaglia di bronzo al valore atletico) e nel doppio con Giuliano Spingardi nel 1968, quando partecipò alle selezioni per le Olimpiadi del 1968 a Città del Messico.

Divenne in seguito personaggio tv noto, continuando a seguire il canottaggio ma seguendo anche il calcio (inviato dei match clou della serie A per la Domenica Sportiva) e prestandosi anche a programmi lontani dal mondo dello sport: in tal senso, forte il sodalizio con Mara Venier.

E proprio Mara Venier ha postato pochi minuti fa una foto per esprimere tutto il proprio dolore per la perdita del collega di lungo corso, malato da tempo (e che aveva ospitato a ‘Domenica In’ nel dicembre del 2018).

Di cos’era malato Giampiero Galeazzi? Diabete, non Parkinson

Ormai lontano dal mondo della tv da qualche anno (come detto, l’ultima ospitata è stata firmata da Mara Venier, che l’ha portato in sedia a rotelle a Domenica In) Giampiero Galeazzi era malato da tempo.

Da tempo, infatti, soffriva di diabete e a 75 anni se n’è andato, lasciando la moglie Laura e due figli, Susanna e Gianluca.

Ma proprio riguardo la sua malattia, raccontò in seguito circa l’ospitata a ‘Domenica In’:

“È stato un errore presentarmi lì così. Sui social mi hanno già fatto il funerale ma io sono ancora vivo. Non ho il Parkinson, ho problemi di diabete. La salute va su e giù, come sulle montagne russe. Ho sbalzi di pressione, gonfiore alle gambe. Quando mi emoziono, mi tremano le mani, ma non sono messo così male. A 72 anni ho anche perso un po’ di chili”.

Piuttosto, la scelta di andare in sedia a rotelle, era legata ad un’operazione da poco effettuata:

“La verità è che sono reduce da un’operazione al ginocchio sinistro, mi muovo con le stampelle. Lo studio era pieno di cavi e, per non rischiare, un assistente ha pensato bene di mettermi su una carrozzina”.


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