Alla fine il rapper Pablo Hasel è stato prelevato dalle forze dell’ordine spagnole dal “bunker” che si era creato lo stesso artista all’interno dell’Università di Lleida, la sua città.
Il rapper, il cui vero nome è Pau Rivadilla, era stato condannato a nove mesi a causa di alcune sue canzoni e di determinati commenti pubblicati su Twitter dove Hasel mostrerebbe, secondo l’accusa, “ingiurie alla corona”.
Una delle ultime canzoni del rapper si chiama “Juan Carlos el Bobón”, con la “r” appositamente eliminata per etichettare il Re di Spagna come “sciocco”.
Proprio nel giorno in cui per lui si sarebbero aperte le porte del carcere, Hasel ha lanciato un nuovo video musicale dove attacca l’attuale sovrano, Felipe VI: “Amo l’oppresso, odio il regno oppressore”, dice il rapper nel brano, che ha già ottenuto più di 200.000 visualizzazioni su YouTube.
In molti si sono schierati al fianco di Pablo Hasel, tra cui diversi esponenti della cultura come Pedro Almodóvar, Javier Bardem e Joan Manuel Serrat. L’arresto dell’artista ha provocato anche la reazione del governo presieduto da Pablo Sanchez, che ha garantito che presto verranno eliminate le condanne a pene di carcere per i reati legati alla libertà di espressione.
Una modifica che non arriverà in tempo per evitare la sentenza nei confronti del rapper.
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