Pariamo de ‘Il Giustiziere della Notte – Death Wish’, film del 2018 diretto da Eli Roth che rappresenta il remake di una importante saga di cui scriveremo di seguito.
Brevemente, vi riportiamo quello che è il plot, citando un altro sito:
“Il dottor Paul Kersey è un chirurgo che si rende conto della violenza che sta devastando Chicago solo quando sua moglie e sua figlia vengono aggredite nella loro bella casa in un quartiere residenziale. La Polizia non ha tempo per risolvere il caso e Paul, desideroso di vendetta, trova il modo per ottenere giustizia”.
Il film, come dicevamo, è diretto da Eli Roth (autore per lo più di horror e thriller – alcuni anche parecchio interessanti, tipo ‘Knock Knock’) e Paul Kersey è interpretato da Bruce Willis.
Il film ha ottenuto votazioni contrastanti, tra il 3,9 su 5 di Coming Soon, il 2,2 su 5 di MyMovies e l’87% di preferenze degli utenti di Google.
Ma a noi poco ci importa di parlare del film in questione, di cui di seguito potete vedere il trailer, ma bensì dell’originale (un po’ come abbiamo fatto con Professione Vacanze)
Prima però di parlarvi del vero Giustiziere della Notte, vi raccontiamo una curiosità – di cui ci informa Wikipedia:
il progetto di un nuovo giustiziere della notte è iniziato nel 2006, quando Sylvester Stallone ha annunciato che avrebbe diretto e interpretato il film. In seguito, ci fu un tira e molla con la produzione finché si pensò – tra 2012 e 2013 – dapprima a Liam Neeson e poi a Benicio Del Toro per ricoprire il ruolo che nella saga fu di Charles Bronson. Solo nel 2016 si virò su Bruce Willis (a fine 2016 uscì fuori che la regia sarebbe stata affidata ad Eli Roth, dopo un lungo travaglio anche in questo caso).
Ma veniamo alla saga originale, ché Il Giustiziore della Notte è una vera e propria saga.
Il personaggio principale fu interpretato da Charles Bronson, attore classe ’21 (morto nel 2003), il cuo vero nome era Charles Dennis Buchinsky.
Interprete di svariati western durante la lunghissima carriera (iniziata nel 1951 e terminata nel 1999), Charles Bronson era perfetto per interpretare il ruolo del duro e quindi un duro “buono” come il Giustiziere della Notte Paul Kersey (che è un ingegnere, a differenza del remake).
Un Paul Kersey cui gliene succedeva di ogni, prima di trasformarsi (ad ogni capitolo della saga) in un vendicatore spietato in una America del nord violenta (ed è netto il contrasto con il Kersey di inizio film, che è un obiettore di coscienza).
Nel primo capitolo, del 1974, tre aggressori violentano e traumatizzano la figlia Carol ed uccidono la moglie Joanna (a New York).
Nel secondo capitolo, del 1982, una banda di sei teppisti spacciatori sevizia ed uccide la domestica e violenta nuovamente la figlia, ancora traumatizzata dalla prima aggressione, inducendola al suicidio (i fattacci accadono nell’altra costa, a Los Angeles).
Nel terzo capitolo, del 1983, è nuovamente a New York ed ormai ci ha preso gusto: armato fino ai denti dà la caccia ai malfattori dopo che un suo caro amico viene ucciso. Viene messo in carcere perché vuole sostituirsi alle forze dell’ordine, ma ne uscirà trionfatore.
Nel quarto capitolo, del 1987, torna a Los Angeles – si fidanza nuovamente con una giornalista (come nel secondo episodio) ma stavolta a morire è la figlia di lei, a causa di un’overdose di cocaina. Parte così la caccia allo spacciatore.
Nel quinto ed ultimo capitolo, del 1994, che ricordo come l’epopea di Charles Bronson, il nostro vendicatore si trova in Canada (a Toronto) dove viene assunto come professore d’architettura in un college. Si fidanza con una designer di moda che – tanto per cambiare – viene uccisa. A lui il compito di vendicarla.
Termina così, a vent’anni dal primo capitolo, l’epopea di Charles Bronson.
Ad ogni modo, ci ripromettiamo in futuro di scrivere di tutte le saghe meno note che hanno fatto la storia di un certo tipo di cinema (un cinema di nicchia, lo potremmo definire).
Ché è facile scrivere di Star Wars o di Matrix.
Abbiamo già scritto di Final Destination, in vista dell’uscita di un possibile sesto episodio.
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