Questa sera a mezzanotte, Rai 5 manderà in onda It must schwing! The Blue note story.
Questo documentario del 2018 ripercorre la storia dell’etichetta discografica Blue Note Records, fondata da Alfred Lion e Max Margulis.
Il documentario, candidato a diversi premi nel 2018 e 2019, ricostruisce la storia e la personalità di Alfred Lion e Max Margulis. Immigrati di origine tedesca, Alfred e Max abbandonarono Berlino negli anni ’40 per sfuggire alle persecuzioni naziste dell’epoca.
Grandi appassionati di musica Jazz, crearono l’etichetta Blue Note Records con lo scopo di scovare talenti e registrarli. Il punto focale della loro etichetta non era quello di produrre grandi successi commerciali, bensì uscite di qualità costante.
Tramite l’etichetta di Alfred e Max, alcuni dei più influenti musicisti Jazz hanno ottenuto la loro prima piattaforma: Miles Davis, Herbie Hancock, John Coltrane, Thelonious Monk e Quincy Jones furono solo alcuni dei talenti scoperti dalla Blue Note Records.
Nel clima di forte discriminazione razziale di quel periodo, Max ed Alfred si sono distinti per il rispetto ed il senso di eguaglianza, mostrati nei confronti degli artisti di colore che produssero sotto la loro etichetta.
Il documentario contiene molte interviste con alcuni di questi artisti, come ad esempio il famoso contrabbassista Ron Carter.
Una grande maggioranza di artisti afroamericani, nell’ultimo secolo, è stata attivamente o passivamente coinvolta nella lotta per gli eguali diritti che ha attanagliato gli Stati Uniti.
Il Jazz, come furono il soul ed il blues e come sarebbe poi stato il rap, era una fonte di sfogo, liberazione ed anche un modo per lottare contro la discriminazione, in alcuni fortunati casi elevando la propria posizione sociale.
Il documentario It must schwing! The Blue note story, come anche altri (ad esempio Miles Davis: Birth of the Cool) accendono una luce su questo aspetto intrinseco della musica Jazz.
Personaggi come Miles Davis, Herbie Hancock, Ray Charles ed altri ancora sono divenuti nel loro tempo status symbol, a cui la gioventù afroamericana poteva fare riferimento come figure nere di prestigio.
Non a caso, gli episodi di razzismo vissuti ad esempio da Miles Davis (il più celebre fu un arresto violento nel 1959. Davis fu colpito in testa con un manganello per non essersi spostato dal marciapiede) ricevettero un ampia copertura mediatica, cosa solitamente inusuale in quegli anni.
Ray Charles eseguì veri e propri atti di disobbedienza sociale, rifiutandosi nel 1961 di esibirsi al Bell Auditorium in Augusta, dopo aver scoperto che ai neri non sarebbe stato permesso di sedersi se non in balconata.
Personaggi come loro e come Alfred Lion e Max Margulis hanno impresso così una connotazione di eguaglianza e resilienza alla musica che hanno registrato.
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