James Bond è quasi sinonimo di Cinema. La spia anticonformista ha dato vita ad un genere, ha affascinato milioni di persone ed ha dominato il grande schermo per quasi 60 anni.
Fra le tante vite dietro alla storia di 007, c’è quella di un produttore che ne ha visto il potenziale per primo. Un produttore che ha speso 50 anni a cercare di realizzare la sua idea di James Bond, senza però riuscire a coronare i suo sogno. Il sogno di Warhead.
É il 1959. Il produttore irlandese Kevin McClory è un amico intimo dello scrittore Ian Fleming.
I due, assieme, decidono di adattare al grande schermo il personaggio della nuova serie di libri di Fleming, con cui McClory è affascinato: James Bond.
I due creano assieme una nuova storia, perfezionando anche il personaggio di 007: nasce così Thunderball. Si parla di Richard Burton nel ruolo della spia e di Alfred Hitchcock nella sedia del regista.
É ora il ’61 e Fleming ha deciso di ritirarsi dal progetto per paura di non guadagnarci. Senza chiedere il permesso di McClory, prende la sceneggiatura e l’adatta nel sesto libro della saga.
McClory non è per niente soddisfatto del risvolto, tanto da fare causa a Fleming. Il processo in appena 9 giorni si conclude a suo favore. Oltre a vincere £35,000, nonché £52,000 per coprire le sue spese di processo, McClory detiene ora i diritti di Thunderball.
James Bond, nel frattempo, è già diventato un successo planetario sotto la casa di produzione Eon, con due film già rilasciati e un terzo in produzione.
Broccoli, il produttore in capo di Eon, stringe un accordo con McCloy per produrre Thunderball nel ’65. In base all’accordo però, McCloy otterrà nuovamente i diritti sul film dopo 10 anni.
Per 10 anni Kevin McCloy scompare dall’industria hollywoodiana. Nessuno sa dove sia, non produce più nulla.
McCloy si sta preparando meticolosamente ad un grande ritorno per tutto questo tempo. Il produttore irlandese pianifica tutto.
Finalmente arriva il 1975, e McCloy si mette in moto. Il suo piano è semplice quanto ambizioso:
1. Assumere il miglior scrittore di spionaggio del momento: Len Deighton. McCloy è deciso ad ambientare James Bond in un thriller di spionaggio nella guerra fredda, girato nello stile della nuova Hollywood. Deighton accetta.
2. Ingaggiare Sean Connery nel ruolo di 007. L’attore, nel ’75, era ormai quarantenne ed aveva recentemente dichiarato: “Ho sempre odiato quel dannato James Bond. Mi piacerebbe ucciderlo“.
Tuttavia McCloy riesce a coinvolgerlo nel progetto, promettendogli qualcosa che non aveva mai avuto lavorando sotto la Eon: un ruolo da produttore e la capacità di contribuire alla sceneggiatura.
In pochi mesi la sceneggiatura è pronta. Il titolo: James Bond of the Secret Service. La Eon interviene subito, dato che è troppo simile al loro ultimo film On Her Majesty’s Secret Service. Ecco che il film trova allora il suo nome finale: Warhead.
La trama del film è talmente ambiziosa da risultare folle:
Bombardieri navali americani e russi vengono attirati nel triangolo delle bermuda, così che SPECTRE possa rubare gli armamenti nucleari di entrambi i colossi. Poi, da una base segreta dentro alla statua della libertà, intende farli esplodere su New York.
Il metodo? Semplice: degli squali testa di martello robotici, contenenti le testate nucleari, avrebbero risalito le fogne della città prima di esplodere.
Paramount è entusiasta del progetto, e mette a disposizione $22 milioni (una cifra esorbitante per il tempo), Orson Welles sale a bordo e Richard Attenbrough si prospetta come regista.
Tutto sta andando per il verso giusto per McCloy, che decide di giocarsi un altro asso nella manica.
Fa causa ad Eon per fermare la produzione del loro prossimo film, The Spy Who Loved Me. Questo film, come tutte le pellicole di James Bond create dopo Goldfinger, contiene SPECTRE, che è un’invenzione di Thunderball. McCloy sostiene che Eon non ne abbia il diritto, e riesce a spaventare Broccoli abbastanza da far rimuovere l’organizzazione fittizia da The Spy Who Loved Me.
Estasiato, McCloy attacca Broccoli e la Eon in ogni dichiarazione pubblica. Tuttavia la causa non è ancora chiusa: la prolungata incertezza legale della pellicola spaventa Sean Connery, spingendolo ad abbandonare il progetto.
Senza Connery, il film collassa su sé stesso.
Per 8 anni il progetto è morto, fino a che nel 1983 McCloy riesce finalmente a produrre il remake di Thunderball. Warhead viene però accantonato in favore di Never Say Never Again.
Pur avendo perso al botteghino (e di fronte alla critica) contro il film di 007 ‘ufficiale’ dello stesso anno, Octopussy, il film ottiene un successo sufficiente a riaccendere i sogni di McCloy.
Passa un altro decennio. Nel 1996 McCloy dichiara pubblicamente:
“Non volevo fare un altro film di Bond, ma ora che sono arrivato fin qui, mi sto divertendo immensamente. Il film si chiamerà Warhead 2000 e un attore è stato scelto per interpretare Bond. Ma non lo annunceremo ancora per tenere la concorrenza all’oscuro. No, non è Sean Connery; ora è troppo vecchio per la parte, ma ha detto che interpreterebbe il cattivo in un film di James Bond se il prezzo fosse giusto.”
Ovviamente Eon porta immediatamente il caso in tribunale. Sony si schiera con McCloy, asserendo che il personaggio televisivo di James Bond è una figura completamente separata dal romanzo. La figura di 007 per lo schermo è stata creata anche da McCloy che ne detiene in parte i diritti.
Per questo, chiedono una grossa fetta dei circa $3 miliardi generati negli anni dal franchise.
La richiesta viene respinta dal tribunale, in primis per la lunga assenza di McCloy dal franchise. Infine, è stato l’attendere troppo a lungo a costargli caro.
Il produttore prova ancora a sviluppare Warhead fino al 1999, quando Sony cede definitivamente tutti i diritti a MGM/United Artists.
Dopo quarant’anni di ossessione, McCloy non ha altro da presentare se non Never Say Never Again, un film non ufficiale e pressoché dimenticato dai fan e dalla critica.
Dati i suoi numerosi scontri con Eon, il produttore si è anche guadagnato l’antipatia dei fan della saga ed il documentario Everything or Nothing lo dipinge come un antagonista.
Kevin McCloy è morto serenamente a casa sua, insolvente, il 20 novembre del 2006, appena 4 giorni dopo l’uscita di Casino Royale.
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