Generazione Z contro Trump: i Tik Toker sabotano il comizio di Tulsa

Al via della campagna elettorale di Trump, per confermare la sua poltrona alla Casa Bianca, ieri 21 giugno, si è tenuto il primo comizio dell’attuale presidente degli Stati Uniti.

Questa volta, a fare scalpore è il vuoto degli spalti: infatti su 19.200 posti, ne sono stati riempiti appena 6.200, con l’esultanza dei giovani sui social media.

Sembrerebbe che questa dissertazione della manifestazione tenutasi a Tulsa sia da ricondurre ai cosiddetti Zoomer.

la Generazione Z nata nella seconda metà degli anni ’90 e la fine degli anni 2000, tra i fan del pop coreano, o K-pop, e utenti di TikTok, affermano di essere, almeno parzialmente, responsabili del vuoto oltre gli spalti della prima fila.

Gli utenti avrebbero mobilitato la piattaforma digitale per invitare a sabotare tale comizio.

La Campagna elettorale del presidente aveva sostenuto di aver ricevuto richieste per un milione di biglietti, e aveva organizzato, oltre al comizio, anche un secondo discorso, in una location all’esterno del palazzetto, per accontentare quelli che si immaginava essere i molti fan delusi dall’impossibilità a entrare nella struttura.

In realtà il Bok Center, che ha una capienza di 19 mila posti, è rimasto per almeno un terzo vuoto, durante il discorso del presidente, e la seconda location era così scarsamente affollata che il presidente e il suo vice, Mike Pence, hanno deciso di annullarla.

Inoltre, tenendo poco in conto il rischio di contagio del coronavirus, il presidente ha voluto a tutti costi incontrare gli elettori per cercare di arrestare il calo nei sondaggi e le persone che hanno seguito il comizio non sono state obbligate a indossare la mascherina, ma hanno dovuto firmare una liberatoria con cui si sono assunte la responsabilità dell’eventuale contagio.

A chiusa di questo flop, non è mancata nemmeno una delle clamorose gaffe di Trump che durante il comizio ha detto di aver chiesto di «rallentare i test» perché il loro aumento porta un incremento dei casi. La frase è stata subito riportata dai social media è bollata da molti utenti come una clamorosa gaffe e poco dopo la Casa Bianca è stata costretta a precisare: “È ovvio che stava scherzando. Siamo molto orgogliosi dei 25 milioni di test fatti”.


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