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The Last of Us Part II, la degna conclusione di un capolavoro

The Last of Us Part II è il sequel dell’acclamato gioco per PS3, che ha trasformato lo sviluppatore Naughty Dog – allora noto soprattutto per la serie Uncharted – in uno studio in grado di affrontare storie più serie e risonanti. In superficie, i due giochi sono simili. L’originale ha come protagonista Joel, un uomo ossessionato che si attacca alla quattordicenne Ellie come ad una figlia, in una ricerca che li vede attraversare un’America post-apocalittica in cerca di sicurezza. Il gioco finisce con lui che è obbligato a compiere una scelta terribile per proteggere qualcuno a cui tiene.

Il seguito è incentrato su Ellie, ora diciannovenne, che si è stabilita in una comunità relativamente sicura nel Wyoming. Ha un lavoro, amici e anche una storia d’amore. Lotta contro la natura iperprotettiva di Joel e a parte le regolari pattuglie per eliminare i mostri infetti, la situazione è quasi idilliaca. Ma dopo poche ore di gioco – per ragioni che scoprirete – parte per Seattle con solo la voglia di vendicarsi.

La prima metà di The Last of Us Part II sembra esattamente quello che è: una versione aggiornata del gioco originale. È ancora un gioco d’azione/avventura in terza persona, dove tutto ciò che ti circonda è pericoloso. I molti edifici di Seattle sono pieni di inquietanti creature simili a zombie: quelli che sono ciechi e si muovono grazie all’udito, costringendovi a essere silenziosi e lenti, altri che urlano in un modo spaventosamente umano e non si fermeranno davanti a nulla per uccidervi. La città è in stato di guerra. Due fazioni – un’organizzazione militante nota come WLF e un gruppo religioso chiamato Serafini – si battono costantemente per ideologie contrastanti e risorse limitate. La ricerca di Ellie la mette direttamente in mezzo a questo tumulto.

L’interpretazione di The Last of Us Part II ricorda Uncharted 4: A Thief’s End. Entrambi i giochi sono essenzialmente versioni più robuste e raffinate dei loro predecessori, e TLOU2 prende in prestito liberamente dall’ultima avventura di Nathan Drake, dai livelli aperti ma lineari alla combinazione di armi da fuoco e furtività. Anche il modo in cui si raccolgono gli oggetti e li si gira in mano è identico. La differenza è il tono. Anche se strutturalmente e meccanicamente simili, i due giochi si differenziano per il modo in cui ti fanno sentire. Uncharted 4 è un’avventura solare e spensierata con una svolta emotiva occasionale. TLOU2 è la sua antitesi: cupa e opprimente, con solo rari momenti di speranza.

Gran parte del vostro tempo è speso a pedinare zone piene di nemici, e questi incontri sono molto diversi a seconda di chi vi trovate ad affrontare. Combattere contro gli zombie è stressante – il design del suono rende i mostri particolarmente spaventosi – ma uccidere creature inumane non ha mai fatto sentire in colpa nessuno. Le persone, però, sono un’altra storia.

La violenza nei giochi non è una novità. Ci sono molti titoli che cercano di usare la brutalità come un modo per far sentire i giocatori qualcosa, qualsiasi cosa, in un gioco, che sia Hotline Miami o Call of Duty. Ciò che rende questo sequel diverso dal suo predecessore è il modo in cui ti fa mettere in discussione le tue azioni. Non si uccidono solo le persone, ma se ne vedono le ripercussioni.

Questa non è quel tipo di storia in cui Ellie scappa con l’amore della sua vita sulle ali del tramonto.

The Last of Us Part II, non ha un lieto fine. Di nuovo, è difficile dire troppo senza entrare direttamente nel territorio dello spoiler, ma la sua ossessione sulla vendetta e la sua incapacità di lasciarsi andare sono costate molto a Ellie. Tutte quelle cose terribili che ha dovuto fare – i cadaveri decapitati, i martelli insanguinati, i cani morti – hanno avuto un prezzo. E il fatto che lei sia direttamente coinvolta in quei momenti rende il tutto ancora più straziante.

Alla fine di un grande gioco come questo, la mente di solito si concentra su ciò che verrà dopo o si interroga su alcuni dei misteri della storia. Con The Last of Us Part II, si è semplicemente contenti che sia finita. Proprio come Ellie, alla fine di questo viaggio, si è esausti.

Mario Barba

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