Che fine ha fatto Tonio Cartonio, tra fake news sulla sua morte per overdose e un presente felice

Proseguiamo con la rubrica “che fine ha fatto” – e non per parlare di Carmen Sandiego (che continuiamo a chiederci per altro che fine abbia fatto).

E dopo aver parlato di Andrea Diprè, parliamo di un personaggio ben più noto (e positivo).

E’ stato una icona degli anni ’00 – che ha attraversato nella sua interezza.

Parliamo del mattatore della Melevisione, programma andatato in onda sulle reti Rai dal 18 gennaio 1999 al 6 settembre 2010 (su Rai 3. Poi dal 2011 al 2015 su Rai YoYo).

E chi è il mattatore della Melevisione?

Ovviamente Tonio Cartonio, personaggio noto anche a molti che non hanno mai seguito la Melevisione (io stesso iniziavo la mia adolescenza al lancio del programma – quindi non è uno show della mia generazione. Ma so chi è Tonio Cartonio).

Di seguito, la prima apparizione di Tonio Cartonio:

Di fatto, la Melevisione è stato un vero e proprio universo – in cui si alternavano vicende fiabesche legate al Fantabosco (un territorio con tanto di lingua e moneta) e cartoni animati più o meno classici (tra cui la compagna Pimpa).

Ma cosa sia stata la Melevisione, comunque, non sta a me dirlo – ché a quei tempi pensavo già a ben altre (e ben meno fanciullesche) cose.

Sono qui per rispondere alla domanda: che fine ha fatto Tonio Cartonio?

Come per tanti grandissimi, si diffuse la voce di aver problemi con la droga, di essere morto d’overdose.

Lo stesso destino colpì Mauro Repetto, icona degli 883 e autore di alcune delle migliori canzoni del gruppo che aveva in Max Pezzali la frontman.

Ma Tonio Cartonio (al secolo Alberto Bertazzi) è vivo e lotta insieme a noi.

E’ stato lui stesso a svelarlo, in più interviste.

Al Fatto Quotidiano, ad inizio 2019 (in occasione del ventennale del programma), s’è raccontato:

“A 58 anni prendi la vita con serenità, godendoti gli affetti, come il mio compagno Roberto, e il lavoro, finché c’è. La libera professione, soprattutto nel mondo dello spettacolo, è in balia del caso. Ma non ho appeso il microfono al chiodo: tornare in video come conduttore non mi dispiacerebbe affatto”.

E ad oggi su Instagram è parecchio attivo, dove si fa vedere sempre sorridente:

Circa la fake news legata alla sua prestunta morte, invece, durante la succitata intervista s’espresse così:

“Quella fake news a me ha fatto molto male, devo essere sincero. C’era qualcosa di infamante dietro tutto quello: ho fatto denunce, ma non siamo mai riusciti a trovare i responsabili. Come mi dissero i commissari che accolsero la mia prima denuncia, pubblicare una notizia su internet è paragonabile al lancio di un sasso nell’acqua: i cerchi si allargano, ma non riesci più a risalire al sassolino che l’ha generato. Ancora oggi mi sfugge il motivo per cui c’è stato un accanimento di quel tipo verso un personaggio che, tutto sommato, era per i bambini. La cosa incredibile è che tutti ci hanno creduto e a poco è valso il mio essere tornato in video, anni fa, con la Trebisonda. Niente, c’era stata una sorta di rifiuto a credere che io fossi ancora vivo: dicevano che quello era un sosia, pensi un po’. Davvero assurdo. Ancora oggi mi capita di leggere commenti tipo ‘Ah ma quindi è vivo?’: caspita, bisognerebbe fare una educazione su come muoversi sul web e su come verificare l’affidabilità delle notizie”.

E se siamo assolutamente d’accordo con lui sul fatto che la gente dovrebbe darsi una svegliata circa l’uso dei social e la condivisione di notizie più o meno imporbabili, gli ricordiamo che lo stesso destino toccò a Mauro Repetto.

Un altro grandissimo.

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