“Ci sono ancora dei mentecatti che pensano che io abbia sposato mia figlia, che Mia fosse mia moglie, che io avessi adottato Soon-Yi e che Obama fosse americano. Ma non c’è mai stato nessun processo. Non sono mai stato accusato di nulla perché, com’è stato chiaro agli inquirenti, non è mai successo nulla“.
Nell’ottatantacinquesimo anno d’età Woody Allen si leva qualche sassolino da una scarpa.
Accusato per anni di essere un molestatore (gli si attribuiva di aver abusato della figlia adottiva Dylan) ha finalmente detto la sua, raccontando la propria versione di quanto accaduto.
Lo fa in un libro – uscito in formato digitale grazie a La Nave di Teseo di Elisabetta Sgarbi (in attesa di uscire in cartaceo il 9 aprile, qualora le librerie possano riaprire) – intitolato ‘A proposito di niente’ (traduzione abbastanza fedele del titolo originale ‘Apropos of Nothing’).
Nell’autobiografia, il pluripremiato regista si racconta e non può non soffermarsi sulle grave accuse mossegli nel 1992 (poi ritirate nel 1993, dopo 14 mesi dalle prime accuse – per l’assenza di “prove credibile” giacché le accuse vengono giudicate “infondate”).
Accuse che per lungo tempo hanno rappresentato una macchia per Woody Allen e cui adesso ha voluto controbattere, accusando la allora compagna Mia Farrow (che – il regista scrive – “non amava crescere i bambini e non si occupava granché di loro”) di aver letteralmente plagiato la figlia Dylan al fine di poterlo denunciare (ma, come ha fatto notare il regista: “Mi era capitato spesso di restare da solo con Dylan a casa mia e, se fossi stato davvero un orco, avrei avuto tutte le opportunità di comportarmi come tale“).
Tra le tante altre cose di cui ha scritto in questa sua autobiografia, Woody Allen ha parlato dell’ufficializzazione della relazione con Soon-Yi, alla quale è dedicato il libro, avvenuta poco dopo le accuse di violenza ai danni di Dylan (che comunque lo ha accusato fino al 2014): “Quello che accadde nei mesi seguenti fu una caccia alle streghe e un insensato spreco di soldi, soprattutto i miei. Vennero interrogati psichiatri e pediatri, vennero assunti detective privati, il tutto per la gioia degli uffici stampa e dei giornali”.
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